L'esperienza che porto non ha come protagonista né il turismo, né la tecnologia. È un'esperienza di coworking territoriale, ovvero dell'apertura di tanti piccoli spazi di coworking sul territorio. Evidentemente gli intrecci con i due mondi citati balzano subito agli occhi. Per fare smart working la tecnologia è un fattore abilitante. Lo è l’azienda, che deve consentirlo, e in questo la pandemia ci ha aiutato, e lo è anche per la connettività di questi spazi. Quando ci siamo approcciati a questo progetto, il primo passo è stato fare un accordo con la Provincia Autonoma di Trento perché connettesse questi spazi con fibra ottica.
Questo progetto mira a fare rimanere le persone sulle terre alte. Prendendo le parole del presidente dei Borghi più belli d'Italia, il borgo è prima di tutto comunità. Dobbiamo riuscire a far rimanere le persone in questi borghi, anche per il turismo. Perché le cattedrali nel deserto senza persone e senza servizi non sono attrattive. Come far rimanere le persone nella comunità? Creando delle occasioni di lavoro. È evidente che c'è un'attrazione verso il fondo valle, verso le città. Ma lo smart working abilita il lavoro in periferia e nelle terre alte, in primis per i residenti, ma anche per i turisti. Quando siamo partiti con il progetto abbiamo immaginato come fruitori degli spazi sia i residenti locali sia i visitatori. Nei primi spazi che abbiamo aperto, la maggioranza delle presenze durante l'estate è stata effettivamente di turisti. In questo momento abbiamo 4 spazi, ne stiamo aprendo altri, entro fine anno saranno 7, e cresceranno ancora. L'idea è che sia un progetto portato avanti dal territorio. Tant'è che il primo compito della Federazione non è tanto quello di fornire tecnologia, privacy, consulenza e marketing, il suo primo ruolo in questo progetto è quello di attivare gli attori del territorio. Prima di tutto il mondo delle banche di credito cooperativo, che mettono a disposizione gli spazi gratuitamente. Abbiamo poi coinvolto da subito le nostre cooperative che gestiscono spazi di coworking, perché non è il nostro mestiere. Ma abbiamo trovato sul territorio tante altre sinergie: penso ai comuni, alle APT , alle imprese e alle persone che volevano mettersi a disposizione.
Rispetto al turismo, l'obiettivo è quello di agganciare un target di lavoratori in movimento, estendendo il tempo di permanenza sul territorio e destagionalizzando. Per quanto riguarda la tecnologia, non è un progetto tecnologico, ma è un progetto in cui la tecnologia ha avuto due ruoli chiave. Il primo, quello di abilitatore; nel senso che la tecnologia ci permette di gestire degli spazi di coworking piccoli. I business plan di un coworking ci dicono che, perché ci sia una certa sostenibilità, ci devono essere decine di posti. Noi abbiamo tanti piccoli coworking in cui i posti vanno da 4 a 8. Evidentemente non sono sostenibili economicamente se è prevista una presenza umana continua; per questo la tecnologia ha abilitato questo progetto da un punto di vista economico, automatizzando sia la prenotazione che l'accesso e la sorveglianza, riducendo tutta questa parte di costi. La seconda cosa che ha permesso la tecnologia è quella lavorare effettivamente come rete. Noi forniamo il sistema di prenotazione e di comunicazione, e questo è stato un fattore determinante per mettere a fattore comune tutte le esperienze che stavano nascendo sul territorio e per proporle in modo univoco verso l'esterno, andando a proporre sinergie con operazioni che si stanno portando avanti (penso per esempio alla nuova piattaforma di servizi di Trentino Marketing).