Proprio Lanzinger, 30 anni fa, penso per primo, citò la parola “ecomuseo”, in un dibattito dedicato alle miniere del Monte Calisio. Lì si proponeva l'idea di un ecomuseo per la valorizzazione di questo territorio. Gli ecomusei si sono formati con una legge del 2000: in questi 20 anni sono cresciuti lentamente, ma in modo radicato.
Oggi ho sentito grandi parole su grandi numeri e su un mondo che corre forse molto più veloce di noi: noi corriamo lenti ma radicati. In questi 20 anni abbiamo creato una coscienza popolare. Dove siamo presenti, la gente sa che ci siamo, e siamo un punto di riferimento per il mondo culturale. Cos'è l'ecomuseo? È il desiderio della popolazione di rendersi attore del proprio territorio; la definizione corrente parla dell'ecomuseo come di un modo di prendersi cura, da parte della popolazione, del proprio territorio. Noi facciamo questo, ma ovviamente è un processo lento, non economicamente vantaggioso, non subito. Noi viviamo di volontariato, abbiamo sempre problemi di risorse, di soldi. Ma se ci siamo ancora dopo 20 anni vuol dire che siamo radicati bene.
Sono molto poco tecnologico. Faccio l'esempio della macchina “vecchia”: se non funziona è perché manca o benzina, o elettricità. Se la macchina “moderna” non funziona, non puoi che chiamare il carro attrezzi. Forse la tecnologia vecchia è quella che è caratterizzata dalla nostra velocità.
Il titolo stesso parla del turismo lento, sostenibile, autentico. Sono tre parole che stanno benissimo con il mondo degli ecomusei. La lentezza crea sicurezza. Per quanto riguarda la sostenibilità, siamo pienamente sostenibili, per due motivi; prima di tutto perché non abbiamo i mezzi per creare cose non sostenibili, in secondo luogo perché noi lavoriamo su temi di interesse ambientale e culturale, dove la conoscenza di sé e del proprio territorio è alla base di ogni ragionamento; per quanto riguarda l'autenticità, alla base della ricerca degli ecomusei c'è proprio l'origine della propria presenza sul territorio.
Dei discorsi precedenti mi sono rimaste due parole importanti. La monocoltura – o monocultura, possono essere entrambe. Noi rappresentiamo la diversità nel mondo della monocoltura: gli ecomusei danno per esempio un panorama di appoggio alla monocoltura dello sci, con il turista che dopo aver sciato può trovare un'altra attività importante sul territorio. Altro termine che da sottolineare è “emozione”, e noi creiamo emozione. Noi ecomusei siamo “gregari” ma diamo la diversità e l'emozione, e sono le cose principali che possiamo dare, fondamentali per lo sviluppo turistico.