Comunità è la parola chiave, lo è perché meglio di tutte rappresenta la complessità del tessuto in cui viviamo e con cui tutti devono fare i conti. Per quel che ci riguarda, per il nostro territorio, è chiaro che parlare di comunità significa identificare esattamente quelli che sono i target all'interno dei quali dobbiamo operare. Come Acli abbiamo deciso di prendere l'impegno di trasformare i nostri presidi in presidi di comunità, perché abbiamo compreso che senza un miglioramento delle relazioni, senza rimettere a posto alcuni equilibri che fanno di un gruppo di persone una comunità, il che non è scontato, promuovere qualsiasi progetto, processo e idea è velleitario e utopistico. Concordo con il presidente Bort, pensando ai punti presentati, con il fatto che il braccio di mare da attraversare non è banale, soprattutto quando ci sono dei meccanismi deteriorati. E questa è la fotografia del passato recente che caratterizza la nostra società da qualche decennio.
Questo impegno nella comunità che stiamo mettendo come piccolissima goccia dentro a un oceano ha senso solo se è completato da un impegno collettivo. Come diceva il presidente Segatta, la questione della rete, intesa non tanto come slogan, è fondamentale. Abbiamo forse più evidente, oggi rispetto a ieri, quali sono le interconnessioni tra vari soggetti che fanno parte di settori diversi, e che oggi non possono fare altro che lavorare nella stessa direzione: una direzione sbagliata secondo l’opinione comune.
È chiaro che da questo a fare un passaggio che implica una modifica dello status quo e dell'operatività quotidiana implichi uno sforzo ulteriore. Ma è un fatto che le conclusioni di oggi della BITM siano legate a mettere le basi di uno modello di sviluppo, che faccia del turismo uno strumento. Infatti è questo il tema: è uno strumento che deve trasferire questa visione e contaminare tutte le altre realtà con cui ci si confronta. In questo è centrale, e lo riprendo, il tema della formazione, tema in confronto del quale noi di Acli abbiamo un ruolo. Il fatto che si classifichino le scuole in base ai risultati degli alunni, come diceva il presidente Segatta, è una visione che sicuramente arriva dal passato più che remoto, e che non consente di sviluppare l'evoluzione sana dei ragazzi e della società.
Credo che se dovessi idealmente aggiungere un ipotetico undicesimo punto ai 10 di Franceschini aggiungerei quello della formazione, volta a sviluppare competenze nei giovani, e che oggi in maniera più trasversale che in passato deve riuscire a incardinare su alcune figure in chiave la trasformazione dei processi. Abbiamo detto come sia complesso cambiare nella realtà nonostante la condivisione della visione; ci sono figure che lo fanno in altri campi, figure formate ad hoc, che riescono ad accompagnare istituzioni e imprese a processare in modo diverso la realtà che stanno vivendo. Quindi è necessario formare i giovani, come facciamo noi nelle nostre scuole professionali, giovani che abbiano un altissimo profilo nel mondo del turismo (penso ai cuochi che formiamo nelle nostre scuole, che trovano un impiego ancora prima di finire il corso di studi) a livello professionale e tecnico, nonché come figure ad hoc, per costruire un percorso comune.
