Individuare una soluzione trasversale a tutte quelle che sono le problematiche che troviamo quotidianamente sul lavoro è una sfida impossibile. Bisognerebbe settorializzare, vedere quali sono le sfide settore per settore. Oggi parliamo di turismo, ci rivolgiamo a una platea di giovanissimi, che saranno i lavoratori del futuro, che però non hanno idea di quello che troveranno una volta entrati nel settore di riferimento. Perché di gradimento stiamo parlando.
Quello della retribuzione è un tema forte: lo diceva il collega Walter prima, facendo lo stagionale prendeva più del doppio del salario normale. C’è qualcuno che a fronte di uno stipendio buono sacrifica la sua giornata, la sua stagione: in stagione si lavora 7 giorni su 7, 13 o 14 ore, senza giorno di riposo. Ma non è per tutti così. C’è qualcuno che vuole altro, qualcuno che vuole lavorare ma anche avere spazi di socializzazione, spazi per avere una qualità di vita e di lavoro differenti.
Diventa difficile fare un elenco delle criticità e delle situazioni ottimali, perché il settore turistico è totalmente polverizzato. Non abbiamo ancora sul territorio contratti di rete che possono agglomerare diverse realtà. I lavoratori si rivolgono al sindacato quando c’è un problema che non riescono a superare: abbiamo quindi uno spaccato delle sole grandi criticità di questo settore. Siamo lontani dall’avere un orizzonte che possa avere uno sviluppo e che possa avere delle ricadute concrete sulla qualità del lavoro.
Credo fortemente che le nuove generazioni siano intrise di passione, non hanno bisogno di spingere in questa direzione; credo altrettanto che chi intraprende la professione nel turismo sia mosso da una passione per quel tipo di lavoro e per il territorio che vive e che vuole condividere con la platea dei turisti. Sono convinto che queste due cose debbano trovare un punto di congiunzione. Non si può pensare che la mia passione prevarichi quella di qualcun altro: dobbiamo trovare un sistema in cui domanda e offerta vanno d’accordo.
Prima parlavo di esempi concreti: non posso pensare che un giovane cameriere debba lavorare 7 giorni su 7 e 12 ore al giorno e che parallelamente cresca la sua passione per il settore del turismo. Questo modello non deve più esistere. Qualcuno è disposto a sacrificare per ‘x mesi’ il suo tempo libero, ma non tutti. Non posso pensare che un imprenditore pensi di investire solamente nella struttura, l’investimento deve essere fatto anche sul personale. A un imprenditore deve essere chiaro che l’organico deve essere equilibrato con la richiesta della propria clientela. Certo, siamo tutti mossi da passione, anche il sindacalista lo è, per riuscire a dare informazioni, soluzioni e tutele concrete, a lavoratori che spesso non conoscono il proprio contratto di lavoro. E poi arrivano le problematiche.
L’insieme di tutte queste passioni dovrebbe muoversi come un ingranaggio ben oliato e sincrono, così da poter risolvere i problemi già preventivamente. In Trentino abbiamo già fatto contrattazione territoriale, migliorando le condizioni di lavoro. E dobbiamo sapere sempre che chi lavora in un’azienda in cui va tutto bene non arriva da noi. Ma abbiamo tante persone che arrivano a lavorare in Trentino da fuori e che si meravigliano nel trovare qui delle problematiche di questo tipo. Chi si muove qui per lavorare ha un obiettivo: dobbiamo cercare di non deluderli.