Cosa prendere e cosa buttare dalla torre? Facendo un ragionamento anche rispetto alle nostre strutture, la prima risposta che mi viene in mente è l’equilibrio. La prima domanda che mi sono posto: per chi è l’opportunità della montagna? È tale solo per i turisti, o è tale anche per i residenti? Questo ci riporta a quello che dobbiamo assolutamente tenere, ovvero il senso del limite. Credo che il turismo funzioni perché in questo momento è esperienziale. Il mondo dell’agriturismo, pur valendo percentualmente poco rispetto al turismo alberghiero, è un turismo che fa sempre segnare dei numeri positivi, perché propone un’esperienza vera. Un’esperienza like a local, che è un elemento da preservare.
Un tema da buttare dalla torre è il sovraffollamento turistico. Prima si parlava di luoghi belli che nei prossimi anni saranno sempre più visitati. È vero, ma credo anche che il luogo bello, se sovraffollato, sarà meno bello, e per questo è nostro dovere immaginare un modo per rendere fruibili quei luoghi a tante persone, ma con un certo tipo di organizzazione, con un modello di sviluppo sostenibile. Se io visito un luogo bello facendo un’esperienza originale a 360 gradi, vuol dire che raggiungo quel luogo bello in modo rapido e sostenibile, che mangio prodotti tipici del luogo, in una situazione che mi dà complessivamente soddisfazione. C’è un incastro di meccanismi per il quale è evidente che ci sono degli elementi esterni che rischiano di incidere negativamente rispetto alla mia esperienza da turista.
Martedì festeggeremo i nostri 50 anni dell’associazione: tra gli ospiti avremo Michil Costa, albergatore altoatesino che ha scritto il libro “Fu-Turismo”, un appello contro la monocoltura turistica: un ragionamento che credo sia molto importante innescare.