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XXII BITM - L'intervento di Pino Scaglione

Categoria: Turismo in Italia

Anno: 2021

XXII BITM - L'intervento di Pino Scaglione

Relatore: Pino Scaglione - Architetto

Tag associati: MobilitàInfrastruttureIdentità


In fondo oggi parliamo di paesaggio, che è la risorsa più importante e più significativa, quella che si spende meglio, come diceva prima Nicoletti, anche nell'offerta turistica. E che però spesso è un'offerta virtuale, un po' ritoccata. Perché si tratta a volte di vendere qualcosa che c'è, ma che deve essere percepito in modo diverso da quello che è. Il turismo in fondo è il viaggio, l'emozione, la sorpresa, il portarsi a casa un bellissimo ricordo, perenne, oltre alle immagini che postiamo sui profili social. Più l'esperienza è importante, più incide sulla nostra memoria, più ha significato.

Dietro di me potete vedere la mappa della Trollstigen Route, in Norvegia, la “Rotta dei troll”. Sui troll i norvegesi hanno costruito la loro migliore offerta turistica, in paesaggi incontaminati – ci sono tante destinazioni al mondo con l'aria pulita e il paesaggio incontaminato. È il valore aggiunto che si dà a questi contesti che fa la differenza. L'hanno capito i cugini altoatesini, che hanno fatto dell'architettura contemporanea un itinerario che aggiunge valore al paesaggio alpino. Lo hanno fatto anche gli austriaci e gli svizzeri. Noi non riusciamo a farlo.

La Trollstigen Route è fatta di tante tappe, ognuna delle quali ha avuto un intervento architettonico significativo. Tutto questo è stato fatto con una strategia mai casuale, all'interno di un progetto che desidera dare a questi luoghi il valore aggiunto che l'architettura contemporanea riesce a conferire. È quello che manca a noi italiani, che abbiamo perso questa capacità. Non voglio essere provocatorio, ma cito degli esempi del passato, degli anni Trenta o del primo Dopoguerra. Quando gli Agnelli affidarono a BBPR la realizzazione di alcuni interventi nelle Alpi, quando qui vicino a Marilleva l'ingegnere Perini decise coraggiosamente di racchiudere in un edificio brutalista l'insediamento turistico, senza fare “200 casette in Canadà”.

Negli ultimi anni abbiamo perso la capacità di gestire la complessità, ci muoviamo sempre su cose semplici, orizzontali, che rischiano di diventare banali. Approfitto della presenza di Rigotti per dire che tra i primi esperimenti di un turismo che coniuga architettura, paesaggi e agricoltura c'è proprio quello delle cantine Mezzacorona, che però sono rimaste un episodio isolato. Tutto quello che è venuto dopo è stato un po' uno scimmiottamento.

Questo secondo me è un tema che non viene trattato. Leggo sui quotidiani locali della polemica annosa sul fare o non fare un rifugio contemporaneo in montagna, sul perché continuare a ristrutturare delle baracche scomode. Su alcuni versanti alpini, svizzeri e francesi, si sono costruiti dei rifugi straordinari, con turisti che fanno la fila per vederli. Noi dobbiamo cominciare a osare, altrimenti continueremo ad avere questa immagine oleografica stupenda, ma che non serve a fare la differenza con altre destinazioni.

In questo c'è un approccio funzionalista tecnicista; il Trentino tende, come altre realtà italiane, a risolvere il problema da un punto di vista meramente tecnico: facciamo la strada, facciamo un servizio, ma non costruiamo architetture; la strada è un'esperienza di paesaggio, di attraversamento (soprattutto in ambiente alpino), non è solamente un collegamento da un punto A a un punto B. Tutto questo fa parte di una cultura che negli anni sta diventando anche oggetto di discussione, ma che ancora non dà i frutti che dovremmo vedere.

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