Ho apprezzato moltissimo le sintesi che mi hanno preceduto. Cosa dire di diverso rispetto a quanto emerso? Pensiamo a com’è partito tutto: c’è stato uno spostamento della popolazione dal mondo rurale, dalla fatica della terra, all’opportunità di gestire dei turisti, degli ospiti che arrivavano sul nostro territorio. Un passaggio che è stato un po’ come uscire da un mondo faticoso per andare verso un mondo che dava un migliore stile di vita.
In quel momento iniziale il turismo aveva quel rispetto che dovremmo avere anche adesso; c’è stata poi un’evoluzione che ha portato un distaccamento del turismo dalla popolazione. Questo ha generato tutti quei fenomeni che adesso subiamo. Serve un riequilibrio.
Si è generato quel fenomeno del non rispetto dei piani urbanistici rispetto alle seconde case. Il concetto è molto chiaro: il nostro territorio era stato programmato in una certa maniera, le imprese sono vincolate e rispettano quella normativa, ma non è stata fatta la stessa cosa rispetto alla possibilità di arrotondare il reddito familiare, che però diventa reddito d’impresa. Queste cose non le riconosco: questo modo di pensare dobbiamo certamente abbandonarlo.
Essere convinti di sapere tutto e di essere nella giusta direzione, come diceva Basso, è errato. La pandemia ci ha cambiato totalmente, e l’intelligenza artificiale a sua volta ci sta cambiando velocemente. Lo si è detto prima: questi cambiamenti devono essere considerati come delle opportunità, che ci devono dare la possibilità di rendere il turista sempre più un cittadino temporaneo.
Ho sempre affrontato in modo particolare la BITM perché qui non intervengono solamente gli addetti ai lavori, qui vengono coinvolte anche le categorie. Per come vediamo noi il turismo, tutti siamo addetti ai lavori. Quando tre anni fa abbiamo presentato il piano strategico per la prima volta, non siamo andati solamente dagli operatori: siamo andati al Coordinamento imprenditori, al Consorzio dei comuni, alle associazioni presenti nel nostro territorio. Abbiamo voluto metterci, cioè, a disposizione del territorio: siamo convinti che sia questa la strada giusta, per offrire un turismo davvero esperienziale, con un prodotto tailor-made.
Dobbiamo evitare assolutamente le concorrenze interne. Abbiamo le Apt che nel tempo hanno lavorato rubandosi i turisti l’un l’altra. La pandemia in questi aspetti ci ha aiutato, ci ha portato intorno a un tavolo, creando un sistema Trentino. E certamente, dobbiamo destagionalizzare, parola abusata che però è centrale: è obbligatorio andare oltre le stagioni. Se vogliamo avere un futuro prospero per il nostro turismo dobbiamo fidelizzare i nostri collaboratori, garantendo loro almeno 8 o 9 mesi di lavoro sul nostro territorio. Come possiamo dare valore a queste persone quando il nostro turismo è fatto da due stagionalità che non permettono nemmeno di farli rimanere sul nostro territorio?
Il lavoro nel turismo viene sempre considerato un lavoro minore. È questa la realtà: se sei stagionale, infatti, non puoi chiedere un mutuo, non puoi avere un finanziamento per acquistare un’automobile. Dobbiamo rompere dei paradigmi: ci potrebbe essere per esempio chi lavora dal lunedì al giovedì e chi lavora dal venerdì alla domenica. Per allinearci ai valori dei giovani nel nostro settore, dobbiamo concentrarci su questi aspetti.
L’ospite che arriva sul nostro territorio e che deve vivere un’esperienza vera e che deve essere accolto a braccia aperte dalla comunità, deve passare inevitabilmente attraverso il passaggio del far diventare cittadini i nostri lavoratori – in parallelo al fatto di far diventare residenti temporanei i nostri visitatori.