La BITM è un laboratorio di idee che rappresenta la nostra comunità tutta, con le sue sfaccettature e i suoi pensieri, in modo costruttivo. Ci sono alcune considerazioni da fare su questa edizione, da cui personalmente porto via tanti spunti interessanti e concreti. Spesso il limite di eventi come questo è che si discute di cose interessanti, ma che dopo concretamente si fatica a trasformare il tutto in azioni concrete, che facciano cioè cambiare subito i nostri comportamenti e atteggiamenti.
La prima considerazione che mi pare uscita da tutti i colleghi delle categorie, ed è un segno del destino che capiti a me parlarne in questo momento, è questa: tra categorie in questo momento storico si fa fatica a parlare di coesione, c’è un momento di fragilità, ma credo che l’intelligenza delle parti sia quella di trovare la via di riconciliazione, e di tornare a guardare insieme il futuro e gli interessi della nostra economia. È attraverso l’unione, un’azione convinta, un’idea condivisa e una progettualità che possiamo costruire il Trentino che noi vogliamo come cittadini, come datori di lavoro, come rappresentanti delle istituzioni. Questo è un equilibrio che oggi è fragile e ci manca, ne siamo consapevoli tutti.
Prendo l’idea e la consapevolezza che il turismo non va da sé; è evidentemente una forza portante del nostro PIL, della nostra economia e della nostra identità. È quasi banale ripeterlo, il turismo rappresenta una grande opportunità. Ma come hanno detto le persone che mi hanno preceduto, c’è la nuova consapevolezza che da solo non può bastare, e che da solo non può restituirci un Trentino più forte. Il turismo ha bisogno di avere al fianco comparti altrettanto forti che sono nel DNA della nostra comunità e che certamente sono indispensabili anche per rendere più forte il turismo stesso. Si parlava dell’artigianato, dell’edilizia, del commercio, dell’industria, del mondo della cooperazione, dell’agricoltura: di nuovo, una convergenza di tante anime che ci rende più forti.
Cosa invece bisogna buttare dalla torre? Bisogna abbandonare certamente la paura di cambiare, lasciando andare questa resistenza al cambiamento, che è nella natura umana, come nella natura delle imprese e delle comunità. Come diceva prima Rossini, c’è la necessità di trovare nuovi equilibri. Ed è proprio oggi che siamo più forti che dobbiamo trovare la voglia e il coraggio di abbracciare il cambiamento; altrimenti resteremo seduti in una posizione di comfort che basta al nostro oggi, e che forse basterebbe al nostro domani. Ma non per il dopodomani: sappiamo perfettamente, su base scientifica e analitica, che se noi non abbiamo il coraggio di innestare oggi questo cambiamento – che richiederà comunque del tempo – sarà poi troppo tardi. Dobbiamo cambiare il modo in cui noi concepiamo la costruzione della nostra economia, con questi nuovi equilibri per cui il turismo rende più forte l’industria, e quest’ultima contribuisce indirettamente a rendere più forte il turismo.
Il mio invito è quindi quello di buttare questa paura di cambiare. Essere responsabili vuol dire anche saper fare qualcosa di scomodo, oggi che siamo più forti, per continuare a essere ancora più forti domani.