Introduzione del Laboratorio d'idee
Parleremo di esperienze che sono in essere, non di teoria: parliamo di testimonianze, di buone pratiche. Questa è un’occasione molto importante per tradurre i buoni auspici e le visioni in fatti: sappiamo che ci sono ed è importante divulgarli, proprio perché siano da esempio anche per gli altri.
Il commento all'intervento di Marco Masè
Oggi il tema dell’ambiente assume una centralità di impresa, diventa fondamentale per l’economia, e ne abbiamo delle testimonianze anche in Trentino; penso a Confindustria in questo periodo, laddove la sostenibilità viene praticata e assume una sua egemonia. Dobbiamo però sapere – mi pare che Marco l’abbia detto – che ragionare in termini di sostenibilità significa ragionare prima di tutto in termini di organizzazione, perché è un processo che va organizzato, anche attraverso una circolarità. Parliamo di sostenibilità economica, sociale e ambientale. Questo significa che progetti come il loro definiscono un patto, con la propria struttura, con i propri dipendenti; cioè, degli impegni, anche dal punto di vista etico, con la sostenibilità sociale che quindi assume delle declinazioni che vanno oltre l’orizzonte generico. Ci sono degli impegni migliorativi, il che significa coinvolgere anche l’utente in questo percorso, è l’utente che poi valuta e giudica, rispetto alle aspettative e alle promesse fatte. E quindi è anche un meccanismo che porta l’azienda a un continuo miglioramento.
È interessante notare come queste aziende siano leader settore. L’orizzonte della sostenibilità è un orizzonte d’impresa a 360 gradi, è il futuro auspicabile all’interno del nostro settore, che va perseguito con un insieme di strategie.
Il commento all'intervento di Franco Pedrotti
Sono delle osservazioni molto interessanti, che ci fanno capire come il turismo possa diventare una leva di sviluppo del territorio. Soprattutto in questo caso si parla di una leva di sviluppo sostenibile del territorio. È fondamentale, e lo dico agli amici ambientalisti, a chi si occupa della tutela: questo è il tempo delle alleanze con questi soggetti dell’impresa. L’invito che faccio è di avere grande attenzione per queste forme di innovazione, e di avere la cultura delle alleanze.
Abbiamo difficoltà nell’intercettare collaboratori, e diventa molto importante costruire una relazione sui loro bisogni. Qui si apre un ragionamento che deve investire le associazioni di categoria e i sindacati, in modo che ci sia un incontro e una condivisione. Certo, questa attenzione da parte dell’impresa è un primo passo: meglio farlo che arrivare dopo, perché significa costruire un clima accogliente.
Il commento all'intervento di Tullio Serafini
Ricordo che tanti anni fa, con la BITM degli albori, ci si era soffermati su un passaggio di paradigma: allora si diceva che dobbiamo passare dalle “prestazioni” al modello turismo delle “emozioni”. Creare, cioè, una motivazione che non sia solo la struttura fisica, mettendo nel sistema dell’accoglienza anche il sentimento. Siamo un po’ attorno a questi temi. Abbiamo riscoperto la motivazione della vacanza, che risiede nella tradizione, nel clima famigliare, nella sicurezza, nella fiducia, parole sempre meno utilizzate nella nostra società. Abbiamo bisogno di tornare a una forma protetta, di creare dei luoghi che siamo garantiti all’utente.
Una volta c’era la comunità naturale che provvedeva a questo. C’erano la famiglia degli albergatori, quella dei collaboratori, e via dicendo. Fortunatamente in alcuni luoghi ci sono ancora, ma non in tutti; più in generale la comunità non è più quella di una volta. Nelle passate edizioni il sociologo Aldo Bonomi parlava delle comunità artificiali, evidenziando come questo secondo tipo di comunità avesse continuamente bisogno di energia, di supporto. Quella di cui parlava Pedrotti è invece una comunità nuova, alla quale dobbiamo lavorare e alla quale dobbiamo aggiungere i residenti, che sempre più diventano alleati del modello turistico. In caso contrario rischiamo di fare un po’ quello che è successo in località come Venezia, in cui il residente inizia a percepire il turismo come negativo. È importante costruire un’alleanza con il residente, chiarendo che l’offerta turistica è una leva di sviluppo. Mancherebbe – e mi rivolgo alla classe politica – un patto da questo punto di vista. Le politiche urbanistiche sono coerenti con una prospettiva di sostenibilità? Dobbiamo domandarcelo.
Il commento in chiusura della prima parte del laboratorio d'idee
Cosa ci portiamo a casa da questi laboratori? Che il cantiere è aperto, è partecipato da tutti i soggetti. Abbiamo l’aspetto della teoria ma anche quello della pratica, il che è un’ottima base di partenza. Il passo successivo credo possa essere un’alleanza tra gli innovatori, che in Trentino si dovrebbe fare a tutti i livelli. Una politica turistica che incroci le diverse tematiche dell’ambiente, la pianificazione urbanistica e così via: per farlo servono buone pratiche e tante teste. La BITM in questo può rappresentare un luogo importante.
Penso che viviamo anche di sogni. La pianificazione urbanistica fatta in passato era espansiva. Oggi facciamo i conti con dei limiti fisici, non possiamo andare oltre perché significherebbe diventare più repulsivi che attrattivi. Il futuro sarà più intrusivo che espansivo, ci sarà una rivoluzione più interiore che esteriore. Si tratterà insomma di un ripensamento, di un processo di rigenerazione. È chiaro che dobbiamo ripensare quelle strutture fisiche che hanno rappresentato un modello che poteva andare bene allora, ma che oggi hanno bisogno di un’altra estetica.
Penso che queste buone pratiche siano dei buoni terreni di sviluppo: dobbiamo condividerle, dobbiamo trovare il consenso della classe politica e della società.
Introduzione alla seconda parte del laboratorio d'idee
Andando oltre i confini trentini mi aspetto di trovare un modello di accoglienza che ha lavorato molto sulla sostenibilità e soprattutto sull’autonomia energetica. Vedremo però che ci sono altre caratteristiche, in una destinazione che mette la sostenibilità al centro. Poi penso al profilo organizzativo di un territorio con delle figure professionali che si occupano della comunicazione e anche dell’organizzazione dell’offerta. Diventa quindi interessante capire come la sostenibilità si lega al tema dell’organizzazione del territorio.
Del resto, è molto importante misurarsi sempre con il Sud Tirolo e con le altre regioni alpine, perché le Alpi sono il nostro modello di riferimento turistico. E sarà un modello formativo importante anche per i giovani in sala.
Il commento all'intervento di Klaus Pichler
Credo che sia importante questo coinvolgimento del cliente, che è anche un coinvolgimento che crea educazione, un elemento importante. Questo che ci è stato proposto potrebbe essere un esempio di ‘decrescita’. Non so se è il termine giusto: è una scelta consapevole di produrre e consumare meno, ma tutto questo mi fa bene, senza danneggiare per esempio il risultato economico. È un segno dei nostri tempi, e certamente dobbiamo cogliere queste suggestioni, e dare cittadinanza a queste esperienze, perché possono prefigurare un futuro diverso.
Il commento all'intervento di Carlo Runggaldier
Delle riflessioni molto importanti. Possiamo aggiungere proprio questa cosa: la sostenibilità è giovane.
Chi crede in questi modelli (anche più orientati alla decrescita, termine che può essere scomodo), chi si rivolge a questi modelli sostenibili, crea delle ragioni di cambiamento. Cambiamento che è fatto anche di una rivalutazione della realtà. Di cosa abbiamo effettivamente bisogno? Cosa ci rende più ricchi o più poveri? Un grande livello di consumo senza tempo di respirare ci rende felici? Abbiamo bisogno di cambiare continuamente quello che abbiamo? Questi interrogativi sono propri del nostro tempo, e ciò che è moderno oggi non lo era tempo fa. Dobbiamo rivalutare la realtà, il che ci fa capire che siamo delle popolazioni molto ricche, abbiamo tantissime potenzialità.
Ecco che allora questo ripensamento della destinazione è anche un esercizio di questo tipo, perché rivalutiamo quello che c’è, dal produttore all’albergo di famiglia, con 23 camere e non 70. Questa è la ricchezza, che presuppone anche un’idea di limite. Limite che ci fa bene: se lo individuiamo, proponiamo una strategia innovativa; se non lo facciamo siamo sull’approccio “abbiamo sempre fatto così” e allora continuiamo a fare gli stessi errori, e perdiamo altri 30 anni per arrivare dove eravamo già arrivati.
Il Commento all'intervento di Stefano Mengoli
Una restituzione importante al Garda. Il turismo possiamo vederlo qui come un bene comune, come un interesse pubblico. Questa esperienza ci indica una strada, e si inserisce in un percorso portato avanti dall’Apt che è anche di ripensamento della destinazione. In questi anni, oltre al tema della destinazione sportiva, si sono aperte infatti delle finestre molto importanti: vorrei ricordare la funzione dei Garda Ranger, che hanno uno scopo molto importante, ma c’è poi anche il processo di valorizzazione delle aree interne; non a caso l’Apt ha assunto un impegno con la Val di Gresta, una valle con tante grandi potenzialità rurali, che però deve essere sostenuta e accompagnata. Mi pare che ci siano anche altre le forme di novità e di alleanza che l’Apt ha stretto negli ultimi anni: il Garda è una destinazione a rischio overtourism, e quindi deve ampliarsi – e non si intende a livello di numeri – ma nelle aree interne, verso il mondo dei vini, del biologico e via dicendo. Mi sembra che questa iniziativa del Du Lac si muova anche in questa direzione, e per questo deve essere sostenuta.